Giustizia per Camillo: un’anima bianca spezzata troppo presto

Non ci sono parole abbastanza forti per descrivere il dolore e l’ingiustizia che circondano la vicenda accaduta a Mombercelli, in provincia di Asti.
Un uomo ha impugnato un’arma e ha fatto fuoco. Prima su un gatto, poi su un cacatua.
Un atto di violenza che non può e non deve essere ignorato.
Il cacatua si chiamava Camillo. Era un Cacatua alba, un essere vivente intelligente, sensibile, profondamente legato alla sua compagna umana e alla sua famiglia.
Un’anima bianca come la neve, pura come il volo libero che amava compiere tra gli alberi, dove trovava la sua gioia, la sua essenza.
Invece, quel volo è stato interrotto da un gesto vile, codardo e crudele.
Perché sparare a un animale innocente?
Perché togliere la vita a chi non può difendersi?
Non c’è giustificazione, non c’è “errore”, non c’è “casualità”: c’è solo l’orrore di una scelta deliberata, frutto di una mente disturbata e pericolosa.
Oggi la legge è chiamata a rispondere.
L’uomo è stato denunciato grazie all’intervento delle forze dell’ordine, che hanno fatto il loro dovere con professionalità e tempestività.
Ma ora tocca alla magistratura dimostrare che l’Italia non è un Paese dove si può impunemente spegnere una vita, sia essa umana o animale, senza conseguenze.
Perché chi uccide un animale senza motivo, per puro impulso o piacere, è un pericolo anche per la società.
Oggi ha preso di mira un gatto e un pappagallo, ma domani?
Domani potrebbe essere un bambino, un passante, una persona qualunque.
La violenza gratuita non si ferma da sola: va fermata dalla legge, va punita con fermezza.
Nel frattempo, resta il vuoto straziante lasciato da Camillo.
La sua compagna umana, la sua famiglia, e tutti noi che amiamo gli animali, piangiamo per lui.
Piangiamo per ciò che ha subito, per la paura che ha provato, per la sua vita spezzata senza senso.
Camillo non era “solo un pappagallo”.
Era un essere unico, con emozioni, con una storia, con un’anima.
E chi ama davvero i pappagalli sa quanto siano profondi, affettuosi, intelligenti.
Sa che non si tratta di “animali da gabbia”, ma di compagni di vita, che meritano rispetto, libertà e amore.
Noi non dimenticheremo Camillo.
E non staremo zitti.
Chiediamo giustizia.
La pretendiamo.
Per lui, per chi lo ha amato, per tutti gli animali che non possono difendersi.
Buon ponte Arcobaleno, Camillo.
Tutti ti vogliono augurare un viaggio lieve tra le nuvole… e lo facciamo anche noi.
Ma, se potessimo scegliere, ti vorremmo ancora qui, nel tuo bosco, a mostrarci le tue acrobazie di volo per molti, molti anni ancora.
Giustizia per Camillo. Massima condivisione. Nessun silenzio.