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Pappagalli: perché si chiamano così? (No, non c’entrano i galli…)

Pappagalli: perché si chiamano così? (No, non c’entrano i galli…)

di Aurelio Sanguinetti

Colorati, intelligenti, socievoli e spesso capaci di imitare la voce umana: i pappagalli sono tra gli uccelli più amati al mondo. Considerati oggi animali da compagnia preziosi e affettuosi, in realtà sono specie esotiche che hanno pagato caro il prezzo dell’attività umana.
Il disboscamento e il prelievo eccessivo in natura li hanno spinti sull’orlo della scomparsa, tanto che molti di loro rientrano ormai tra le specie a rischio di estinzione.

Un ordine ricco di meraviglie

I pappagalli appartengono all’ordine degli Psittaciformi, che comprende circa 350 specie distribuite in tutto il mondo tropicale e subtropicale. Tra queste troviamo l’ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus), celebre per il suo splendido piumaggio blu intenso, e il curioso kakapo (Strigops habroptilus), il pappagallo più pesante del mondo, incapace di volare e oggi protagonista di ambiziosi progetti di conservazione in Nuova Zelanda.

Dieta frugivora (con qualche eccezione)

Nonostante il nome possa trarre in inganno, i pappagalli non hanno nulla a che fare con i galli e le galline. La loro dieta è principalmente frugivora, ovvero basata su frutta e semi, ma molte specie non disdegnano anche larve e piccoli insetti, utili fonti di proteine, soprattutto durante la stagione riproduttiva.

Ma da dove viene il nome “pappagallo”?

L’origine del nome è affascinante e racconta un lungo viaggio linguistico e culturale.
Il termine deriverebbe dall’antico arabo “babagha”, usato per indicare un gallo “strano e colorato” nella tradizione orientale. Con il passare dei secoli, questa parola venne adottata dalle popolazioni di lingua greca che vivevano ai margini dell’Impero bizantino e, nel Basso Medioevo, trasformata in “papagas”. Da qui nasce il termine italiano “pappagallo”, oggi entrato nell’uso comune.

L’evoluzione linguistica ha seguito percorsi diversi nelle altre lingue europee: l’inglese e lo spagnolo “parrot” deriva dal francese antico “perrot”, diminutivo di “perroquet”, parola con cui si indicavano soprattutto i parrocchetti, piccoli pappagalli dal capo tondeggiante, simile al cappuccio di un monaco.


Un nome antico per un animale sempre attuale

Oggi i pappagalli non sono solo simboli di bellezza esotica: sono ambasciatori della biodiversità tropicale e protagonisti di importanti programmi di conservazione. Conoscere la loro storia – perfino quella nascosta nel loro nome – ci aiuta a capire quanto sia prezioso proteggerli e rispettare gli ecosistemi da cui provengono.