Considerazioni Comportamentali sull’Autodeplumazione/Automutilazione nei Pappagalli: un Approccio Scientifico.

Greg Glendell analizza una problematica comune tra i proprietari di pappagalli e propone strategie di intervento basate su principi scientifici.
Nel processo di modifica del comportamento negli animali da compagnia, la difficoltà principale risiede spesso nella necessità di modificare il comportamento del proprietario piuttosto che quello dell’animale stesso. Tale osservazione si applica sia ai pappagalli mantenuti come animali da compagnia, sia agli esemplari allevati in cattività per la riproduzione. L’autore sottolinea l’importanza di adottare un approccio più oggettivo e scientifico per affrontare efficacemente i problemi comportamentali, in particolare l’autodeplumazione.
Sebbene alcune condizioni mediche e carenze nutrizionali possano contribuire all’insorgenza di comportamenti autolesionistici, è fondamentale riconoscere che l’autodeplumazione implica sempre una componente comportamentale. In quanto comportamento volontario, essa rappresenta una decisione consapevole dell’animale di danneggiare il proprio piumaggio. Pertanto, anche in presenza di squilibri minerali o vitaminici, tali anomalie non devono essere interpretate come cause dirette del comportamento osservato.
È stato osservato che molti pappagalli soggetti ad autodeplumazione, in particolare esemplari di Psittacus erithacus (pappagallo cenerino) e cacatua, manifestano anche elevate capacità di imitazione vocale umana. Tuttavia, la coesistenza di questi tratti comportamentali non implica un rapporto causale diretto, bensì una semplice correlazione.
È raccomandabile che ogni pappagallo venga sottoposto a visite veterinarie regolari, idealmente con cadenza annuale, da parte di un veterinario specializzato in medicina aviare. Tuttavia, in numerosi casi di autodeplumazione, i molteplici esami diagnostici eseguiti non evidenziano patologie di rilievo. Investire eccessive risorse economiche e temporali in indagini cliniche ripetute, in assenza di evidenze mediche concrete, si traduce spesso in un’inutile protrazione del problema.
In assenza di riscontri patologici, è imprescindibile orientare l’attenzione verso i fattori ambientali, relazionali e gestionali che possono contribuire al mantenimento del comportamento disfunzionale. Nonostante ciò, molti proprietari si mostrano riluttanti a considerare tali alternative, continuando a ricorrere a valutazioni cliniche inappropriate mentre il comportamento autolesionistico persiste.
In foto Siri Femmina di cacatua Alba con sindrome autolesionistica.